martedì 24 marzo 2015

Happy Birthday Pretty Woman

Il 23 marzo 1990 ha cambiato la vita di molte donne di tutto il mondo. 
Più importante della festa della donna, più sentita della possibilità di votare, più entusiasmante di una svendita di Prada e più sexy di Brad Pitt in "Vento di Passioni".
Quello è il giorno in cui usciva nelle sale americane, e nel resto del pianeta poi, "Pretty Woman". 
Ricordo perfettamente la 1° volta che l'ho visto. Per il mio 9° compleanno, la mia mamma (che era già "avanti") noleggiò un paio di VHS da far vedere ai miei invitati: uno, un po' più d'azione, "Beverly Hills Cop II" e l'altro, appunto, "Pretty Woman". Ricordo bene anche l'imbarazzo dei miei compagni di 5° elementare, le risatine maliziose delle femmine e quelle dettate dagli ormoni del maschi davanti alle (poche) scene di sesso tra Julia Roberts e Richard Gere. Oggi forse mia madre si beccherebbe una denuncia dalle altre mamme per la scelta di quel film, che nei 25 anni successivi, ho visto e rivisto decine di volte fino a conoscerne a memoria le battute. Strano poi, perchè non sono una romantica, nè una sdolcinata, tantomeno una grande sognatrice, anzi ho sempre pensato di avere i piedi anche troppo ancorati a terra, ma quando si tratta di "Pretty Woman", mi rimbambisco del tutto. 
Guai a pensare che sia solo un film o un campione di incassi, sarebbe riduttivo. 
Per la maggior parte del popolo femminile (e non solo) quella è "la commedia romantica" per eccellenza, un Must, una specie di testo Sacro, e sono certa che per alcune abbia anche significato qualche decina di sedute dall'analista. 
Già, perchè è difficile accettare che una prostituta, lavorando sul ciglio della strada si imbatta in un tipo figo a bordo di una Lotus con cambio manuale, che lo possa abbordare per passare con lui una notte, che poi diventeranno sette e che non le lasceranno solo i 3.000 dollari pattuiti, ma anche decine di vestiti stupendi, partite di polo, serate all'opera, viaggi in voli privati, un collier di brillanti e rubini che manco Sofia Loren ha mai indossato, e la possibilità di imparare a riconoscere forchette e bicchieri degni di una misenplace di lusso per cene in cui mangerà cibi raffinati e "stronze lumachine". Ovviamente alla fine della settimana, la signorina ed il ricco uomo di affari si innamorano e, con tanto di rose rosse e finale a lieto fine, come in ogni favola, vivono per sempre felici e contenti. 
Ed è allora, da 25 anni a questa parte, che si consuma una tragedia: quando la donna comune, quella della vita reale, una di noi insomma, quella che per strada al massimo incontra uno calvo e con la panza che (sempre se non è sposato e stronzo), se tutto va bene possiede un'utilitaria, e che in 7 giorni, al massimo le propone una doppietta cinema/pizza e l'unica rosa che le avrà regalato è stata per esasperazione di quel venditore cingalese che lo ha placcato fuori dalla pizzeria. Ed eccola lì lei, povera, triste, delusa e scoraggiata chiedere all'amica "Fammi un solo esempio di una che conosciamo alla quale è andata bene". La risposta, proprio come nel film è sempre "Quella gran culo di Cenerentola!".

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