mercoledì 20 maggio 2015

Sentite condoglianze on line

Sono su Facebook dal 2008, e a seguire, credo di essermi iscritta praticamente a tutti gli altri social: ho un account su Twitter, su Pinterest, su Google Plus, ovviamente su Instagram e, non contenta, dopo aver aperto questo blog, mi sono data pure al nuovissimo Periscope. L'unica cosa che ancora non ho mai fatto è iscrivermi ai vari siti per cercare l'anima gemella tipo "Meetic", "Tinder" o "Adotta un ragazzo", ma quando non potrò più definirmi single, ma zitella, non escludo che lo farò. Preferisco ancora il contatto umano, non sono una sociopatica che si nasconde dietro il computer, e sono iscritta a tutti questi social per 3 motivi: la curiosità, la mia ambizione radiofonica (cerco anche attraverso questi canali di farmi consocere), ed infine, nonchè il motivo più vero, perchè io sui social network ci lavoro. Da anni gestisco i profili di alcune aziende, quando ho iniziato con la prima Radio anni fa, è stato difficile far capire a mio padre che mi pagavano per stare su Facebook 8 ore al giorno. Ma come dicevo allora a lui, e oggi ancora di più, il mondo è cambiato e anche le più grandi aziende è come se non esistessero se non sono presenti sui maggiori Social. Per intenderci, la Coca Cola, sarebbe comunque un'azienda di fama mondiale anche se non fosse avesse una pagina Facebook, ma la sua immagine, la sua comunicazione, e di conseguienza il suo fatturato, non sarebbero forti come invece sono. Quelli che li sanno usare, dai social ne traggono benefici, ma altri, poracci ne escono devastati! Provate a guardarvi attorno e noterete che a colpi di dita che sguisciano sui telefoni, la gente ha perso completamente il controllo del proprio ego e alcuni pure i connotati. Fateci caso: bocche a forma di culo di gallina, la lingua incredibilmente estensible verso lo zigomo, sembrano tic e invece sono occhiolini ammiccanti, e tatuaggi in mostra manco fossero opere di Cèzanne al Louvre. La cosa buona è che i piedi sono sempre in ordine, hai visto mai venisse un improvviso raptus da foto agli arti inferiori. Ho come l'impressione che telefoni e tablet siano smart, ma i proprietari, no! Ragazzi, è vero che Zuckemberg ci si è arricchito e pure parecchio ma, per-fa-vo-re ricordiamoci tutti molto bene e, se necessario, ripetiamo 100 volte ad alta voce che Facebook è un gioco! Per qualcuno è un lavoro, ma un lavoro divertente.Va bene pubblicare foto carine o spiritose, canzoni che ci piacciono, sfottò a qualche amico, video buffi o video emozionanti, è bello poter condividere gli interessi, i posti e che abbiamo visitato o che vedremo, eventi e serate a cui prenderemo parte, ma poi... basta! Non superate questa soglia, vi prego!
Premettendo che rispetto il dolore di ogni persona, e credo sia giusto viverlo come meglio si crede, c'è una cosa a cui non mi abituo e non voglio abituarmi: le "condoglianze on line". In questi anni social, tra i miei contatti ho visto cose che voi umani... il video di un funerale di un amico, le lettere aperte di chi ha perso una persona cara, i necrologi sulle bacheche di chi non c'è più (ma se non c'è più, come lo legge?), ma il massimo l'ha raggiunto un telegrafico "condoglianze zia" scritto da una nipote, dopo la morte dello zio, sui social (visibile a tutti) della povera vedova. Minchia... ma non ce l'hai il numero della Zia? Ce l'avrai l'indirizzo di casa? E allora chiamala, scrivile un biglietto, un sms, mandale un telegramma, valla a trovare, cazzo, ma non scriverle su Facebook! Che gente...
Sentite condoglianze a voi, per la prematura perdita del vostro cervello. #rip



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