sabato 4 giugno 2016

La Pazza Gioia

Parlo tanto, lo so. E lo sanno anche amiche, nipoti, parenti, colleghi e quelli della Tim, che mi hanno appioppato un contratto tutto incluso con telefonate illimitate.
Parlo talmente tanto che potrei farlo di mestiere, meglio se con un microfono e un paio di cuffie con cui potermi anche sentire meglio, mentre parlo tanto.
Alla Ferilli "je piace chiacchierà", e pure a me, eppure non mi ero mai accorta di quanto io stessa sbagli a parlare e abusi di alcuni termini.
Sono innamorata "pazza".
Mi fa diventare "matto".
Facciamo una "follia"
Sto "impazzendo" a cercare quella cosa.
Ma sei "di fuori"?
Questa canzone mi piace "da impazzire".
Ma quello lì è matto vero! 
Se non lo vedo subito divento "pazza".
Mi è venuta un'idea "folle".
Roba da matti... da andare "al manicomio".
Mi mandi "fuori di cervello"
che in napoletano sarebbe "me faj ascì pazz".
La Carrà era "pazza pazza pazza su una terrazza"
E perfino Little Tony aveva un cuore "matto".

La settimana scorsa ho visto al cinema "La pazza gioia" di Paolo Virzì, ed è bello... proprio bello... tanto che alla fine sarei voluta rimanere nel cinema per vederlo due volte di seguito! Tanto che mi trovo a ripensare a quel film mentre faccio tutt'altro,  tanto da consigliare a tutti di andarlo a vedere, pur non guadagnando neanche un Euro sugli incassi del film.
Nessuno spoiler, tranquilli, ma le due protagoniste, Donatella e Beatrice (interpretate da Micaela Ramazzotti e dalla "mia nuova migliore amica dei desideri", Valeria Bruni Tedeschi) sono belle, fragili, buffe, vere, sole e vivono in un istituto per donne con problemi psichici, insomma sono matte, o se preferite, pazze, folli, di fuori o grulle, come diciamo a Firenze.
Un bellissimo film che sa far ridere, commuovere, pensare e capire, per esempio che sappiamo poco, e parliamo male. Molto. Troppo.
#comunquecompratelounquadernettoperscriveretutteletuecose



 




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