Più importante della festa della donna, più sentita della possibilità di votare, più entusiasmante di una svendita di Prada e più sexy di Brad Pitt in "Vento di Passioni".
Quello è il giorno in cui usciva nelle sale americane, e nel resto del pianeta poi, "Pretty Woman".
Ricordo perfettamente la 1° volta che l'ho visto. Per il mio 9° compleanno, la mia mamma (che era già "avanti") noleggiò un paio di VHS da far vedere ai miei invitati: uno, un po' più d'azione, "Beverly Hills Cop II" e l'altro, appunto, "Pretty Woman". Ricordo bene anche l'imbarazzo dei miei compagni di 5° elementare, le risatine maliziose delle femmine e quelle dettate dagli ormoni del maschi davanti alle (poche) scene di sesso tra Julia Roberts e Richard Gere. Oggi forse mia madre si beccherebbe una denuncia dalle altre mamme per la scelta di quel film, che nei 25 anni successivi, ho visto e rivisto decine di volte fino a conoscerne a memoria le battute. Strano poi, perchè non sono una romantica, nè una sdolcinata, tantomeno una grande sognatrice, anzi ho sempre pensato di avere i piedi anche troppo ancorati a terra, ma quando si tratta di "Pretty Woman", mi rimbambisco del tutto.
Guai a pensare che sia solo un film o un campione di incassi, sarebbe riduttivo.
Per la maggior parte del popolo femminile (e non solo) quella è "la commedia romantica" per eccellenza, un Must, una specie di testo Sacro, e sono certa che per alcune abbia anche significato qualche decina di sedute dall'analista.
Già, perchè è difficile accettare che una prostituta, lavorando sul ciglio della strada si imbatta in un tipo figo a bordo di una Lotus con cambio manuale, che lo possa abbordare per passare con lui una notte, che poi diventeranno sette e che non le lasceranno solo i 3.000 dollari pattuiti, ma anche decine di vestiti stupendi, partite di polo, serate all'opera, viaggi in voli privati, un collier di brillanti e rubini che manco Sofia Loren ha mai indossato, e la possibilità di imparare a riconoscere forchette e bicchieri degni di una misenplace di lusso per cene in cui mangerà cibi raffinati e "stronze lumachine". Ovviamente alla fine della settimana, la signorina ed il ricco uomo di affari si innamorano e, con tanto di rose rosse e finale a lieto fine, come in ogni favola, vivono per sempre felici e contenti.
Ed è allora, da 25 anni a questa parte, che si consuma una tragedia: quando la donna comune, quella della vita reale, una di noi insomma, quella che per strada al massimo incontra uno calvo e con la panza che (sempre se non è sposato e stronzo), se tutto va bene possiede un'utilitaria, e che in 7 giorni, al massimo le propone una doppietta cinema/pizza e l'unica rosa che le avrà regalato è stata per esasperazione di quel venditore cingalese che lo ha placcato fuori dalla pizzeria. Ed eccola lì lei, povera, triste, delusa e scoraggiata chiedere all'amica "Fammi un solo esempio di una che conosciamo alla quale è andata bene". La risposta, proprio come nel film è sempre "Quella gran culo di Cenerentola!".
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